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Immagine del redattoreMarco Gasparri

Perché Trump potrebbe vincere contro Harris: marketing elettorale a confronto

La corsa presidenziale americana è molto più di una semplice elezione: è un esercizio massiccio di marketing politico e psicologia sociale, che riflette non solo le tensioni nazionali, ma anche le aspirazioni e le paure della popolazione. Il fascino della campagna elettorale negli USA non risiede solo nelle questioni politiche o economiche, ma nella narrazione strategica che i candidati riescono a costruire e far vivere al pubblico. Guardando i potenziali sfidanti Donald Trump e Kamala Harris, osserviamo due figure politiche che incarnano visioni di leadership completamente opposte. Cosa rende una figura come Trump così efficace in termini di marketing politico, e perché Harris potrebbe non avere la stessa presa sull’elettorato?

marketing elettorale a confronto

1. Brand Awareness: l’effetto del nome Trump

Donald Trump gode di una notorietà consolidata grazie alla sua lunga carriera mediatica e al suo mandato come presidente. Per i marketer, questo è il risultato di un brand forte, che, pur con opinioni controverse, è immediatamente riconoscibile. Il “marchio” Trump è legato a messaggi forti come “America First”, che rimangono impressi nella memoria dell’elettorato e che portano con sé una narrazione chiara. Kamala Harris, pur essendo nota, non ha ancora raggiunto un livello di riconoscibilità paragonabile.


2. Posizionamento di Mercato: l’effetto di Distinzione

In termini di posizionamento, Trump si presenta come un “disruptor” politico, portando avanti la narrazione di sfidare l’establishment e di rappresentare l’uomo comune. Questa strategia lo rende “distinto” agli occhi di un pubblico che cerca un leader “diverso dai soliti”. Kamala Harris, invece, è percepita come più tradizionale e affiliata all’establishment democratico. Dal punto di vista del marketing, posizionarsi come un outsider in un momento di insoddisfazione generale ha spesso un appeal maggiore rispetto al rappresentare la continuità.


3. Targeting e Segmentazione: Trump e la base fedelissima

Trump è abile a parlare a un segmento ben definito di elettorato, composto da persone che si sentono ignorate dalle élite e da chi cerca una visione tradizionale dell’America. Harris, invece, ha un target più eterogeneo, ma allo stesso tempo più difficile da soddisfare, dato che le sue proposte devono risultare attraenti sia per i democratici progressisti sia per i moderati. La strategia di targeting più mirata di Trump si traduce in una capacità di convertire più elettori, un aspetto cruciale nella battaglia per la presidenza.


4. Messaggi brevi e memorabili: lo Slogan “America First”

Un messaggio che funziona è breve, chiaro e ripetibile, e Trump lo sa bene. Il suo slogan “America First” ha avuto un impatto emotivo e ha rafforzato l’identificazione della sua immagine con un progetto nazionale. Invece, Harris e il Partito Democratico tendono a usare una comunicazione più sfumata e meno “memorabile” nell’immediato. Anche in marketing, spesso vince chi riesce a riassumere la propria proposta in poche parole incisive.


5. Uso dei Social Media: la forza del Marketing Digitale di Trump

Trump è stato uno dei primi leader politici a sfruttare i social media come veicolo diretto di comunicazione, creando una connessione quasi immediata con il suo pubblico e bypassando i canali mediatici tradizionali. Il suo stile di comunicazione diretto, spesso polemico e istantaneo, continua a catturare l’attenzione e a creare discussione. Harris, invece, adotta un tono più istituzionale, che può apparire meno autentico e meno coinvolgente per un’audience digitale.


Il Marketing della Politica e il potere della Narrazione

La sfida tra Donald Trump e Kamala Harris non si gioca solo sui contenuti, ma anche sulla loro capacità di affascinare, coinvolgere e mobilitare il pubblico, elementi essenziali del marketing elettorale. Trump ha saputo crearsi un’immagine che va ben oltre la politica tradizionale, trasformando la sua figura in un simbolo di protesta e cambiamento. La campagna di Harris potrebbe trarre vantaggio, dunque, dal costruire una narrazione altrettanto potente, che la renda riconoscibile e memorabile come icona di un’America inclusiva e proiettata al futuro.


In un mondo dove il marketing politico ha un peso sempre maggiore, e in cui l’opinione pubblica è profondamente influenzata dai social media e dalla narrazione continua dei media, il potere del brand personale e della comunicazione chiara sono elementi decisivi. Se Trump ha già mostrato di saper trasformare la sua immagine in un potente strumento elettorale, Harris potrebbe necessitare di una strategia altrettanto incisiva per riuscire a competere efficacemente. Le elezioni del 2024 rappresentano non solo una sfida politica, ma un test definitivo di come il marketing possa plasmare la percezione di leadership in un’epoca dominata dall’immagine e dalla comunicazione immediata.

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