Le recenti elezioni americane hanno portato una sorpresa amara per Kamala Harris, sconfitta da Donald Trump.
Sosteneva con una certa saggezza il Presidente John Fitzgerald Kennedy citando John Keats che “la vittoria ha moltissimi padri, la sconfitta è orfana”. Quello che è certo è che questa battuta d’arresto non è solo politica, ma rappresenta un segnale che va oltre i confini americani: è inevitabile infatti il parallelismo tra i progressisti americani e quelli italiani. Entrambi sembra che fatichino a rispondere alle esigenze del cittadino medio. Cosa ha portato Harris a perdere contro Trump? E cosa possono imparare i progressisti italiani da questa sconfitta?
Il distacco dai bisogni concreti: un messaggio che non risponde alle priorità
La campagna di Harris si è concentrata su temi identitari e di portata globale, spesso percepiti come lontani dalle preoccupazioni quotidiane degli elettori. I progressisti italiani soffrono di un problema simile: l’attenzione a tematiche importanti, ma poco rilevanti per chi lotta ogni giorno con salari inadeguati, inflazione e crisi economica. Questa distanza genera un senso di disconnessione e una perdita di fiducia.
Nel marketing politico, non intercettare i bisogni più urgenti equivale a proporre un brand che non conosce il proprio pubblico. Trump, al contrario, ha capitalizzato sulle frustrazioni del cittadino comune, offrendo risposte dirette e un linguaggio semplice. I progressisti italiani, come Harris, rischiano di apparire sintonizzati su frequenze che il loro elettorato fatica a percepire.
Una comunicazione distante e poco efficace
Il modo in cui Harris e i progressisti italiani comunicano è spesso tecnico, elitario, a tratti incomprensibile per le persone comuni. Trump, con il suo stile diretto, spesso controverso ma familiare, è riuscito a costruire una connessione immediata. La lezione qui è chiara: in marketing, come in politica, se parli una lingua che il tuo pubblico non capisce, il messaggio non arriva.
I progressisti italiani dovrebbero imparare a semplificare la loro narrazione, usando storie e linguaggi che rispecchino il vissuto reale delle persone. È una questione di empatia comunicativa: un brand, politico o commerciale, che non si avvicina ai suoi consumatori perde inevitabilmente terreno.
La mancanza di una leadership forte e autentica
Trump è riuscito a trasmettere un'immagine di leader forte e, per molti, affidabile. Harris, al contrario, è stata percepita come più debole e distante. Anche in Italia, i progressisti lottano con la questione della leadership: spesso appaiono divisi, incerti, poco capaci di incarnare un messaggio chiaro e coerente.
In marketing, la leadership è come la mission di un brand: deve essere forte e riconoscibile, altrimenti il pubblico non sa a cosa aggrapparsi. I progressisti italiani devono trovare voci che ispirino fiducia, che non temano di parlare con decisione e che siano pronte a sostenere posizioni difficili.
Autenticità e connessione emotiva
Trump ha saputo costruire una narrativa diretta e percepita come autentica, mentre Harris e molti progressisti sono spesso visti come troppo costruiti. Questo è un errore che costa caro. La fiducia si costruisce con la coerenza tra parole e azioni e con una comunicazione che sembra reale e sentita.
In USA come in Italia, i progressisti devono adottare una comunicazione più spontanea e meno artefatta. L’autenticità è uno dei valori principali che le persone cercano in un brand e, quindi, in un movimento politico. Una comunicazione genuina permette di creare un legame emotivo con l’elettorato.
Ascoltare davvero le persone – Non solo parole, ma azioni che dimostrano empatia e attenzione ai problemi reali. Come un brand che mette al centro la customer experience, i progressisti devono fare lo stesso con la propria base.
Semplificare e rinnovare la narrazione – I messaggi devono essere diretti e inclusivi, parlando il linguaggio delle piazze e non solo dei salotti. Raccontare storie che toccano da vicino la vita dei cittadini può fare la differenza.
Mostrare una leadership chiara e riconoscibile – I progressisti italiani devono lavorare sulla coerenza e sulla forza delle proprie posizioni. La leadership deve essere un faro, non un’ombra confusa.
La sconfitta di Harris contro Trump lancia un avvertimento forte: non basta avere buone idee e nobili intenzioni. Per vincere è fondamentale essere rilevanti, parlare la lingua della propria comunità e costruire un dialogo sincero.
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