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Immagine del redattoreMarco Gasparri

Black Friday: rivoluzione del commercio o grande bluff?

Ogni anno, quando il calendario scorre verso novembre, i commercianti di tutto il mondo cominciano a prepararsi per la più grande giornata di sconti dell'anno: il Black Friday. Ma mentre i grandi colossi dell'e-commerce esultano, molti commercianti tradizionali storcono il naso, vedendo in questa data una minaccia alla loro esistenza. La ribellione al Black Friday, che dilaga nei piccoli negozi, è giustificata? Oppure si tratta di un vano tentativo di resistere a un futuro ormai inevitabile?


Le origini di un evento che divide

Nato negli Stati Uniti, il Black Friday si è trasformato in una sorta di rito globale del consumo, in cui le persone fanno a gara per accaparrarsi il miglior affare. Per i giganti dell’e-commerce, come Amazon, è diventato uno dei momenti più redditizi dell’anno. I negozi fisici, tuttavia, si trovano spesso tagliati fuori dalla competizione: la logica dello sconto estremo impone margini ridotti, rendendo difficile per le attività tradizionali competere con la velocità e i numeri delle vendite online.


Perché i commercianti si ribellano?


  • Margini risicati: Gli sconti del Black Friday sono spesso così aggressivi che molti piccoli commercianti si ritrovano a vendere a costo o, peggio, in perdita. Sostenere ribassi così forti per un’intera giornata rischia di mandare all’aria il bilancio dell’anno intero, senza le economie di scala dei grandi rivenditori.


  • Clienti che cambiano abitudini: I clienti, attratti dalla sirena del “grande sconto”, finiscono per abbandonare i negozi di quartiere in favore delle grandi piattaforme, alimentando un circolo vizioso che mette ancora più in crisi le piccole attività.


  • Logiche non sostenibili: A differenza dell’e-commerce, i piccoli negozi non hanno la struttura per sostenere una vendita massiva a prezzi stracciati. Si trovano quindi davanti a un bivio: ignorare il Black Friday, rischiando di apparire fuori dal mercato, o aderire e compromettere la propria sostenibilità economica.


Black Friday: rivoluzione del commercio o grande bluff?

Un rifiuto alla modernità o difesa della diversità?

Non si tratta di bloccare il futuro o rifiutare la modernità, come alcuni potrebbero pensare. È piuttosto un modo per sostenere un modello di commercio che difende la qualità e l’umanità dell’esperienza d’acquisto. I negozi di vicinato sono luoghi di relazione, dove l’acquisto non è solo una transazione ma un’interazione personale e significativa.


Perché quindi la resistenza al Black Friday? Perché svendere non significa vendere meglio, né per i commercianti né per i consumatori. Gli sconti estremi sono un modello che crea “acquirenti-zombie”, pronti a comprare qualunque cosa, non importa se ne abbiano bisogno davvero. I commercianti tradizionali vogliono, in fondo, ribadire che non è la quantità di acquisti a dare valore, ma la qualità.

Il Black Friday e il Marketing

Per chi fa marketing, il Black Friday offre un grande insegnamento: è davvero possibile costruire un mercato su un solo modello, spingendo tutti verso un’unica direzione? O dobbiamo invece puntare a valorizzare la diversità e le esperienze uniche che i negozi fisici possono offrire?


Alla fine, la ribellione dei commercianti tradizionali al Black Friday non è un vano tentativo di bloccare il futuro. È un tentativo di costruire un futuro diverso, in cui l’acquisto sia un momento di scelta, di relazione e, perché no, anche di supporto a chi ogni giorno rende più viva la nostra comunità.


Il Black Friday sarà anche l’evento commerciale del secolo, ma forse dovremmo ricordarci che non tutto può essere svenduto.

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